Ci sembra utile condividere con voi questo messaggio che Francesco Mazzetta, bibliotecario a Fiorenzuola d’Arda, PC (biblioteca@comune.fiorenzuola.pc.it) , ha postato nella lista AIB-CUR, sintetizzando i cinque motivi – in base ai quali tenere i videogiochi in biblioteca – espressi da Phil Minchin (library IT team leader at the Port Phillip Library Service, Australia):
“i giochi sono un elemento importante della cultura, i giochi aggregano comunità, i giochi sono un’arte (un “sistema poetico”), i giochi creano literacy e aiutano a capire meglio gli altri (giocatori). È quanto sostiene Minchin [nell’articolo “A View From Down Under” nella rubrica, “Games, Gamers & Gaming”, curata da Liz Danforth, nel blog del “Library Journal”]. Interessante in particolare quanto scrive a proposito della literacy: “In primo luogo (…) giocare sviluppa la capacità di “leggere” un sistema, di pensare al modo in cui i componenti interagiscono, di anticipare i risultati e prendere decisioni di conseguenza. L’umanità è sempre dipesa dalla sua capacità di analizzare e comprendere i sistemi che la circondano: si tratta fondamentalmente del riconoscimento di pattern, un elemento chiave della nostra abilità intellettuale umana. Ma mentre continuiamo a urbanizzare, i mutevoli sistemi sociali diventano più complessi. I sistemi puramente fisici (e immutabili) sono già abbastanza impegnativi, ma gestire le esigenze sempre mutevoli della vita che si svolge in vasti sistemi sociali può essere scoraggiante. Nella nostra vita lavorativa, nel privato, o nella nostra vita come cittadini, la capacità di individuare i modelli e prevedere le conseguenze è essenziale (…).
Giochi e sistemi simili al gioco, sono sempre più integrati nella propaganda commerciale e politica, rendendo i sistemi di literacy non solo una competenza altamente trasferibile, ma la cui capacità di identificazione è di vitale importanza. Alcuni di questi sistemi vengono utilizzati come sostituti per la gestione e la motivazione effettiva sul posto di lavoro, e alcuni giochi stessi sfruttano i giocatori, mungono il loro tempo, attenzione e denaro. Imparare a identificare dubbie manipolazioni simili a giochi è un’abilità di enorme beneficio, e anche il positivo adattamento questi sistemi migliora il nostro benessere e le
possibilità di successo.”
In realtà questo è un compito che la scuola (in particolare quella dell’obbligo) tradizionalmente ha ma che riesce sempre meno a tradurre in educazione effettiva per lo iato crescente tra le capacità di adattamento delle strutture scolastiche (penalizzate pure da una classe politica miope che invece di investire in esse ne taglia i fondi e propone soluzioni retrograde anziché innovative) e la velocità del cambiamento della società e dell’economia.
Utilizzare i videogiochi in un contesto di aggregazione sociale (mediante l’organizzazione di tornei o comunque di attività
ludico-correlate) diventa per la biblioteca non solo un modo per proporsi alle giovani generazioni native digitali teoricamente poco interessate alle tradizionali collezioni cartacee, ma anche per aiutare il sistema educativo a colmare il gap formatosi.
Proprio per questo considero auspicabile che le scuole e le biblioteche si alleino per gestire assieme, le biblioteche con le competenze di scelta del materiale e di promozione, le scuole con quelle educative, queste nuove literacy. Il come è ovviamente qualcosa ancora tutto da studiare e da sperimentare, ma vi sono esperienze che si muovono in tale
direzione e che fanno pensare che le possibilità siano concrete e non puramente ideali.”
Concordo appieno, ma resta per me fermo un questito: dobbiamo definitivamente dire addio alle forme tradizionali di literacy? Mi vedo accanto ad una nuova professionalità nativa digitale o quasi (magari non è nativa ma pienamente “adottiva”), nel tentativo di integrare le mie competenze (si badi che ho 28 anni, non 58, e cerco di appassionarmi e tenermi informata sull’universo Games, Gamer, Gaming…) e le sue, nel tentativo di coinvolgere i gamers nel mondo della lettura tradizionale e viceversa…Ma ha senso questa mia immagine mentale? Cercare di “trascinare” qualcuno nella “vecchia dimensione”? Mi rendo conto già adesso, in un momento in cui un nelle biblioteche circolano i dvd e non ancora i videogiochi, che il pubblico dei primi si allarga e sempre meno si lascia attrarre/contaminare dalla lettura…Prestiamo i film per offrire la cultura in tutte le sue forme oppure siamo approdati ai film, ritagliando spazi nel budget acquisti, magari perchè riusciamo ad attirare qualche utente in più che non verrebbe per il “solo libro”? Lo facciamo per svecchiare un po’ l’immagine ma restiamo convinti che sarebbe bello/meglio riuscire a prestare un libro insieme ad un dvd, coltivando magari un lettore in un appassionato di film (non dico di cinema, perchè sarebbe una parola grossa…)? Credo che, in fondo, resti per noi sacra la lettura tradizionale e quanto le gira intorno in termini di “forma mentis”, o sbaglio? Però il mondo cambia intorno a noi e in lui si modificano, appunto, gli schemi sociali ed economici, i ritmi, i modelli, gli svaghi, le modalità di apprendimento…Ma, allora, non dobbiamo forse definire “passata” la lettura in senso tradizionale? Sono provocatoria, in primis con me stessa, ma vorrei tanto che qualcuno, un sociologo, un neuroscienziato, un esperto di biblioteconomia, un insegnante, decretasse “finita” la Lettura come l’abbiamo sempre conosciuta! Perchè tanta perentorietà? Per investire le energie dove serve davvero: non si può pretendere di far funzionare contemporaneamente due sistemi operativi nella stesso computer e, allo stesso modo, non si può pretendere da una mente umana che applichi due forme di “lettura” del reale nello stesso momento. Di certo non è facile immaginare una biblioteca che riesca ad avere, magari in una sola persona, la coesistenza di professionalità e competenze specifiche tanto su libri quanto su film e videogiochi e, allo stesso modo, che possa avere margini, nel suo budget, per accogliere materiali qualitativi (da saper anche selezionare e proporre) in ambiti così vasti e diversi quanto la cinematografia e l’universo del videogioco….E’ vero, si tratta pur sempre di cultura e noi siamo un servizio pubblico (e, oserei dire, sempre più sociale…) che dovrebbe offrire a Tutti, Tutta la cultura possibile, in Tutte le sue possibili forme, però, in fin dei conti, guardando il volto della maggior parte delle biblioteche italiane e le loro possibilità, non è forse meglio distinguere gli ambiti, i ruoli, le specificità, le competenze e creare piuttosto cineteche, videoteche e biblioteche che prestino i propri materiali e offrano servizi di qualità senza cercare di creare un “tuttomondo” che offra di tutto un poco-niente(o resti comunque ancorata ad una sola “forma”, faticando inutilmente per integrarne altre che non le sono proprie)? Se non è ammissibile che una biblioteca sopravviva di per sè, senza multitasking e multimedia, perchè le nuove generazioni (e quindi l’utenza del presente e del futuro) non riusciranno a “decodificare” la realtà secondo il binomio Libro-Lettura, allora che senso ha “arrancare” in questa dimensione? Se il futuro è in una nuova forma di mente, di socializzazione, di condivisione, di azione, DICIAMOLO, cosicchè tutti si corra ad imparare, ad aggiornarsi, a creare, a Giocare e far tutto quel che è necessario, dalla scuola alla biblioteca e ad ogni altro Luogo, perchè le energie sono limitate ed un servizio pubblico che non anticipa ma rincorre (e a fatica) non Serve proprio nessuno e a nessuno!
La promozione della lettura è un problema mal posto.
La “lettura” è l’ambiente nel quale ci muoviamo. Meglio, è parte dell’ambiente multimediale nel quale ci muoviamo.
E’ molto importante conoscere cosa sta al centro del sistema mediale, perchè quest’ultimo ha un forte potere formativo considerato che non rende passive le persone ma le coinvolge sotto ogni aspetto: cognitivo, affettivo, psicomotorio, relazionale.
La lettura si collega agli altri media all’interno di questo sistema che è in grado di condizionare con la sua pervasività comportamenti, atteggiamenti, valori delle persone fino a costituire un sistema educativo vero e proprio.
Se si vuole davvero promuovere la lettura, convinti del suo valore, occorre forse concentrarsi meno sul prodotto editoriale “libro” e più sull’utente promuovendo la sua educazione, la sua istruzione e/o alfabetizzazione, il suo sviluppo creativo, la sua immaginazione, la sua consapevolezza dell’eredità culturale, l’apprezzamento delle arti e della scienza, la sua capacità d’uso dell’informazione e delle nuove tecnologie, garantendogli accesso alle espressioni culturali di tutte le arti rappresentabili e alle informazioni di comunità oltre che alla tradizione orale, incoraggiandolo al dialogo interculturale e al rispetto della diversità culturale.
Questa è l’eredità della civiltà del libro (che ha radici antiche) e promuoverla oggi significa preparare iniziative sui valori sopra esposti coinvolgendo quanti più media possibili.
Questo è il contributo che le biblioteche possono dare alla società dell’informazione. E mi sembra che ce ne sia molto bisogno.
libera riflessione che prende spunto da: I media per crescere : laboratori di comunicazione / Angela Bonomi Castelli, Maria Grazia Di Tullio, Alessia Rosa ; prefazione di Roberto Giannatelli – Milano : Paoline, 2009 e Manifesto Unesco per le Bibliteche Pubbliche
Vi ringrazio molto per la vostra commento! Ho un paio di brevi punti da aggiungere, ma vi prego di scusare il mio italiano incompetente – ho avuto tre settimane in Italia 12 anni fa e per il resto sto barare con Google, che certamente non fa bene la traduzione italiana in inglese. (Ma non male per un computer.)
Per prima cosa, sto parlando di tutti i generi di giochi, non solo giochi elettronici. Giochi da tavolo sono cruciali perche i loro sistemi sono intrinsecamente leggibili dagli esseri umani (almeno, giochi buoni sono leggibili!). Ciò significa che essi forniscono l’opportunità di imparare le basi di “systems literacy”, incluse le proprietà come emersione, cicli di feedback positivi e negativi, meccanismi di bilanciamento, ecc. Giochi elettronici poi dare alle persone la possibilità di provare e di decodificare i sistemi più opaca e complesso.
In secondo luogo, sono d’accordo che il libro è una forma essenziale – niente altro consente piu per il tipo di esteso, la riflessione concentrata su un argomento. Io difenderò libri fino alla morte! Ma i giochi sono stati in giro tutto il tempo, se non di più, e consentono di diversi tipi di riflessione e di sviluppo delle competenze. Per me il ruolo cruciale delle librerie è quello di conservare e catalogare (o in altro fare accessibile) cultura e dell’informazione, e di sostenere le persone a sviluppare la loro capacità di impegnarsi in modo critico e intelligente con quei materiali – simile a scuola, ma una libreria consente agli utenti a dirigere la loro attenzione proprio, che lo rende adatto per studio per adulti, o extra-curriculari. Quando parliamo di campi che si stanno sviluppando rapidamente come i giochi, dove non c’era alcuna possibilità per le persone di incontrare gli sviluppi più recenti quando sono stati bambini, questo diventa vitale nel facilitare “l’apprendimento permanente” – che è una grande “buzzword” nelle librerie anglofone, e sto cercando di indovinare, probabilmente è per voi anche.
(Qui di seguito l’originale inglese in caso qualcosa non ha senso!)
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Thank you very much for your response! I have a couple of brief points to add, but please excuse my incompetent Italian – I had three weeks in Italy 12 years ago and otherwise I’m cheating with Google, which certainly doesn’t do well translating Italian into English. (But not bad for a machine.)
First, I’m talking about all kinds of games, not just electronic games. Board games are crucial in that their systems are inherently readable by humans (at least, good board games are readable!). That means that they provide the chance to learn the basics of systems literacy, including properties such as emergence, positive and negative feedback loops, balancing mechanisms, et cetera. Electronic games then give people the chance to try and reverse-engineer more opaque systems.
Second, I agree that the book is an essential form – nothing else quite allows for the kind of extended, concentrated reflection on a topic. I will defend books to the death! But games have been around as long, if not longer, and allow for different kinds of reflection and skill development. To me the crucial role of libraries is to store and catalogue (or otherwise make accessible) culture and information, and to support people in developing their ability to engage critically and intelligently with those materials – similar to school, but in a library we allow users to direct their own attention, making it suitable for adult or extra-curricular study. When we’re talking about fields that are developing as rapidly as games, where there was no opportunity for people to encounter the most recent developments as children, this becomes vital in facilitating “lifelong learning” – which is a huge buzzword in Anglophone libraries, and I’m guessing probably is in Italophone libraries also.
Grazie Philip per il tuo commento (molto onorati!) e per il tuo sforzo di scrivere nella nostra lingua (sforzo che cercherò di fare anche io scrivendo anche una versione inglese).
Come vedi i temi che hai toccato sono fondamentali,lo dimostra il dibattito che ne è seguito. Non ho nulla da aggiungere alle posizioni tue e dei colleghi se non che sono d’accordo con voi e che mi pongo in posizione di osservazione per capire facendo esperimenti, come possiamo sviluppare un sistema per la alfabetizzazione a largo spettro. Ciò di cui abbiamo bisogno sono abilità a tutto tondo, dove lettura e altri media possono coesistere. certo nel volere fare stare tutto in un solo contenitore (la biblioteca) con lo stesso bilancio (sempre più basso) si rischia di fare poco e male. E poi…quanta conversazione ci sfugge perchè rimane liquida e non assume la forma di qualcosa da catalogare e da mettere a disposizione su uno scaffale o in rete?
Grazie ai colleghi per gli spunti di riflessione che mi avete dato
Valeria
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Thanks Philip for your comment, we are really honoured. We really appreciate your effort of writing in Italian, and we are trying to do the same.
The issues you pointed out are very relevant and are exciting an interesting debate. I completely agree with you. I am just a curious observer and I am making experiments in my daily work in order to try to understand better the changing paradigm. How we can develop an efficient information literacy system? I think we need to make an effort to realize the coexistence of book and new media. But it is difficult to realize in only one istitution (the library) with budget lower and lower. The result we are obtaining is the one complained by Emanuela.
And last but not least: how many conversations are we missing (I love David Lankes’s theory of library as a conversation) beacuse they do not reach a formalized form and we can not put them in our catalogues?
Bye
Valeria
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